09 luglio 2012

Avanti popolo


           Quando i Padri Fondatori della Repubblica italiana elaborarono il modello democratico su cui costruire le basi della nuova nazione, scelsero l’istituto della democrazia rappresentativa, unica fonte di delega di quel potere del popolo sovrano che veniva concesso ai rappresentanti eletti in parlamento, sebbene senza vincolo di mandato.

Quella legittimazione non era di poco conto; la sacralità del potere delegato traeva origini dal sacrificio del popolo che, con il proprio sangue, aveva spazzato via il totalitarismo soffocante, che aveva oscurato i legittimi diritti di ogni cittadino.

Questa premessa si rivela necessaria in quanto, assistendo a ciò sta accadendo in Italia, non è più possibile tollerare colpi di mano e di maglio che un esecutivo privo di qualsivoglia legittimazione popolare sta costantemente imponendo ai cittadini italiani, allo stato sociale, all’economia, all’etica di una nazione già oltraggiata da vent’anni di nulla.

Il governo Monti, il cui Presidente del Consiglio rappresenta quell’involuzione massonico-bocconiana di stampo parabancario, completamente avulso e storicamente decontestualizzato dal momento di spaventosa recessione economica e strutturale che sta investendo l’intero pianeta, annaspa lungo un fantomatico percorso di risanamento economico dispensando di qua e di là provvedimenti slegati da qualsiasi logica di risveglio e di rilancio, atti semplicemente a imporre tagli lineari e non strutturali alla spesa più indifesa, ovvero quella sanitaria, sociale e previdenziale, intaccando i presupposti costituzionali di dignità del lavoro e dei lavoratori di ogni categoria.

La spending review, ultimo ritrovato lessicale d’effetto, non è altro che l’emblema di tutti gli imbrogli e di tutte le mistificazioni che il governo ha posto in essere per potersi autodefinire virtuoso, rigoroso e severo, finendo col distruggere decenni di conquiste sociali, scientifiche, tecnologiche ed amministrative. Paradossalmente verrebbe da rimpiangere Brunetta!

Ognuno di noi, colto o non, sarebbe stato in grado di aumentare l’IVA e le accise sui carburanti, di reintrodurre la tassa sulla casa, di tagliare posti letto negli ospedali ed ogni provvedimento di tal guisa adottato in questi mesi; non era necessario affidarsi a un manipolo di sedicenti professori universitari e burocrati di livello esagerato per ottenere il parto del topolino dalla montagna dei cervelli eccelsi.

Il vero coraggio albergava nel porre in essere pochi ed efficaci interventi che dovevano essere volti a spazzare via definitivamente  incomprensibili ed intollerabili privilegi di casta, triple pensioni d’oro, vergognosi rimborsi elettorali ai partiti, guarentigie ottocentesche ai parlamentari (mi viene un moto di ribrezzo e ribellione pensare al costo dei lauti pranzi consumati presso le mense del Senato e della Camera nel momento in cui vengono imposti limiti di valore ai buoni pasto dei lavoratori), compensi stratosferici a membri di consigli di amministrazione di ogni genere e grado, regalie immobiliari agli amici ed agli amici degli amici, favoritismi di ogni genere agli istituti di credito (il vero strozzinaggio di Stato) ed alle agenzie di rating.

Ma una patrimoniale sui grossi capitali non poteva essere una fonte di perequazione dei sacrifici che così potevano essere spalmati e sopportati da tutti con minor incidenza su un sempre più crescente conflitto sociale? Oppure innalzare al 20% la soglia dell’attuale vergognosa tassazione sui capitali scudati portati all’estero dai faccendieri e dai truffatori di stato?

Nulla di tutto questo, nessun provvedimento di rilancio, solo proclami spazzati ogni volta dall’affossarsi della Borsa e dall’innalzarsi dello “spread” (colpa di Berlusconi nell’era pre-montiana, colpa del presidente di Confindustria Squinzi nell’era montiana: il professore è sempre extravergine, come l’olio d’oliva!), solo vertici con capi di Stato che ci tengono in pugno e che giocano con noi come al gatto col topo, senza che nessuno se ne renda conto.

Mario Monti ha fallito su tutti i fronti, conti alla mano e recessione galoppante in bella evidenza, come ha fallito la democrazia nella nostra povera Italia, prostituita in prima battuta alla logica oligarchica delle segreterie di inadeguati partiti ed ora alla logica di una baronia universitaria di privilegiati che giocano a fare i governanti, loro si ricchi e paffuti, come i bambini che progettano investimenti su viale dei Giardini e parco della Vittoria nel gioco del Monopoli.

Serve uno scatto di orgoglio del “demos”, di quel popolo detentore del vero potere di indirizzo politico ed economico che uno stato deve percorrere. I dottori banchieri, senza una vera investitura democratica, senza il confronto su propri programmi e progetti, non sono in grado di interpretare i reali bisogni giornalieri di un popolo che si sta affamando giorno per giorno, anche perché loro di bisogni primari non ne hanno, né loro tantomeno i loro figli.

Sicuramente la colpa di tutto quanto sta accadendo ricadrà anche sulla testa dei tre fidi scudieri di questo governo, Alfano, Bersani e Casini, che si assumeranno le loro responsabilità di fronte all’elettorato poiché, vivaddio, la democrazia partecipativa non è stata ancora cancellata e prima o poi si dovrà tornare alle urne.

Dei tre spicca più fulgida ed incomprensibile la sciagurata linea politica del grigio segretario del PD in quanto, su temi che storicamente appartengono al bagaglio culturale e politico della sinistra italiana, Bersani gioca a fare il compare affidabile di questo governo senza porre ostacoli e freni alla macelleria sociale che l’esecutivo Monti pone in essere giorno per giorno. L’Italia, nei suoi confronti, sta ponendo in essere la chiamata di correità da cui il segretario del PD non potrà chiamarsi fuori.

Bene fanno Renzi e Civati a chiedere le primarie per spazzare via il brontosauro che alberga nel cuore della compagine guida del centro-sinistra italiano, bene faranno gli italiani a punire chiunque perseveri nel detenere posizioni ormai antistoriche e politicamente inadeguate.

Il berlusconismo sta esalando gli ultimi aneliti di vita con Alfano a far da becchino, il centro-sinistra si aggrappa alla buona volontà di tanti piccoli eroi che cercano una nuova strada, la destra sociale non esiste più, la sinistra critica ed antagonistica litiga con la sinistra vendoliana, Grillo sta sfumando la portata innovatrice sulla tavola imbandita del comune di Parma, dimostrando il peggio del peggio, Monti imperversa a piacimento, il bipolarismo è finalmente morto e sepolto.

Il quadro é devastante e mai come adesso è necessario un appello ai liberi e forti di sturziana memoria, a quegli uomini di buona volontà, capaci e preparati davvero, pronti al sacrificio istituzionale, per decenni tenuti ai margini della vita dello Stato poiché non funzionali a disegni politici di casta criminali e criminogeni, i quali possono rappresentare la vera speranza per questa Nazione.

Torniamo a sentire il popolo, torniamo tra la gente per ascoltarla e farci dare un mandato forte, spazziamo via tutto quanto in questo momento ci sta conducendo nel baratro.

Chiudiamo le sacrestie sacrileghe dove si consumano ancora vecchi riti con vecchi e finti nuovi teatranti.

Riprendiamoci l’Italia e facciamolo soprattutto per i nostri figli ai quali dovremo un giorno rendere conto.

E riprendiamoci il Molise.