Quando i Padri Fondatori della
Repubblica italiana elaborarono il modello democratico su cui costruire le basi
della nuova nazione, scelsero l’istituto della democrazia rappresentativa,
unica fonte di delega di quel potere del popolo sovrano che veniva concesso ai
rappresentanti eletti in parlamento, sebbene senza vincolo di mandato.
Quella legittimazione non era di
poco conto; la sacralità del potere delegato traeva origini dal sacrificio del
popolo che, con il proprio sangue, aveva spazzato via il totalitarismo
soffocante, che aveva oscurato i legittimi diritti di ogni cittadino.
Questa premessa si rivela
necessaria in quanto, assistendo a ciò sta accadendo in Italia, non è più possibile
tollerare colpi di mano e di maglio che un esecutivo privo di qualsivoglia
legittimazione popolare sta costantemente imponendo ai cittadini italiani, allo
stato sociale, all’economia, all’etica di una nazione già oltraggiata da
vent’anni di nulla.
Il governo Monti, il cui Presidente
del Consiglio rappresenta quell’involuzione massonico-bocconiana di stampo
parabancario, completamente avulso e storicamente decontestualizzato dal
momento di spaventosa recessione economica e strutturale che sta investendo
l’intero pianeta, annaspa lungo un fantomatico percorso di risanamento
economico dispensando di qua e di là provvedimenti slegati da qualsiasi logica
di risveglio e di rilancio, atti semplicemente a imporre tagli lineari e non
strutturali alla spesa più indifesa, ovvero quella sanitaria, sociale e
previdenziale, intaccando i presupposti costituzionali di dignità del lavoro e
dei lavoratori di ogni categoria.
La spending review, ultimo
ritrovato lessicale d’effetto, non è altro che l’emblema di tutti gli imbrogli
e di tutte le mistificazioni che il governo ha posto in essere per potersi
autodefinire virtuoso, rigoroso e severo, finendo col distruggere decenni di
conquiste sociali, scientifiche, tecnologiche ed amministrative.
Paradossalmente verrebbe da rimpiangere Brunetta!
Ognuno di noi, colto o non, sarebbe
stato in grado di aumentare l’IVA e le accise sui carburanti, di reintrodurre
la tassa sulla casa, di tagliare posti letto negli ospedali ed ogni
provvedimento di tal guisa adottato in questi mesi; non era necessario
affidarsi a un manipolo di sedicenti professori universitari e burocrati di
livello esagerato per ottenere il parto del topolino dalla montagna dei
cervelli eccelsi.
Il vero coraggio albergava nel
porre in essere pochi ed efficaci interventi che dovevano essere volti a
spazzare via definitivamente incomprensibili
ed intollerabili privilegi di casta, triple pensioni d’oro, vergognosi rimborsi
elettorali ai partiti, guarentigie ottocentesche ai parlamentari (mi viene un
moto di ribrezzo e ribellione pensare al costo dei lauti pranzi consumati
presso le mense del Senato e della Camera nel momento in cui vengono imposti
limiti di valore ai buoni pasto dei lavoratori), compensi stratosferici a
membri di consigli di amministrazione di ogni genere e grado, regalie
immobiliari agli amici ed agli amici degli amici, favoritismi di ogni genere
agli istituti di credito (il vero strozzinaggio di Stato) ed alle agenzie di
rating.
Ma una patrimoniale sui grossi
capitali non poteva essere una fonte di perequazione dei sacrifici che così
potevano essere spalmati e sopportati da tutti con minor incidenza su un sempre
più crescente conflitto sociale? Oppure innalzare al 20% la soglia dell’attuale
vergognosa tassazione sui capitali scudati portati all’estero dai faccendieri e
dai truffatori di stato?
Nulla di tutto questo, nessun
provvedimento di rilancio, solo proclami spazzati ogni volta dall’affossarsi
della Borsa e dall’innalzarsi dello “spread” (colpa di Berlusconi nell’era
pre-montiana, colpa del presidente di Confindustria Squinzi nell’era montiana:
il professore è sempre extravergine, come l’olio d’oliva!), solo vertici con
capi di Stato che ci tengono in pugno e che giocano con noi come al gatto col
topo, senza che nessuno se ne renda conto.
Mario Monti ha fallito su tutti i
fronti, conti alla mano e recessione galoppante in bella evidenza, come ha
fallito la democrazia nella nostra povera Italia, prostituita in prima battuta alla
logica oligarchica delle segreterie di inadeguati partiti ed ora alla logica di
una baronia universitaria di privilegiati che giocano a fare i governanti, loro
si ricchi e paffuti, come i bambini che progettano investimenti su viale dei
Giardini e parco della Vittoria nel gioco del Monopoli.
Serve uno scatto di orgoglio del
“demos”,
di quel popolo detentore del vero potere di indirizzo politico ed economico che
uno stato deve percorrere. I dottori banchieri, senza una vera investitura
democratica, senza il confronto su propri programmi e progetti, non sono in
grado di interpretare i reali bisogni giornalieri di un popolo che si sta
affamando giorno per giorno, anche perché loro di bisogni primari non ne hanno,
né loro tantomeno i loro figli.
Sicuramente la colpa di tutto
quanto sta accadendo ricadrà anche sulla testa dei tre fidi scudieri di questo
governo, Alfano, Bersani e Casini, che si assumeranno le loro responsabilità di
fronte all’elettorato poiché, vivaddio, la democrazia partecipativa non è stata
ancora cancellata e prima o poi si dovrà tornare alle urne.
Dei tre spicca più fulgida ed
incomprensibile la sciagurata linea politica del grigio segretario del PD in
quanto, su temi che storicamente appartengono al bagaglio culturale e politico
della sinistra italiana, Bersani gioca a fare il compare affidabile di questo
governo senza porre ostacoli e freni alla macelleria sociale che l’esecutivo
Monti pone in essere giorno per giorno. L’Italia, nei suoi confronti, sta
ponendo in essere la chiamata di correità da cui il segretario del PD non potrà
chiamarsi fuori.
Bene fanno Renzi e Civati a
chiedere le primarie per spazzare via il brontosauro che alberga nel cuore
della compagine guida del centro-sinistra italiano, bene faranno gli italiani a
punire chiunque perseveri nel detenere posizioni ormai antistoriche e
politicamente inadeguate.
Il berlusconismo sta esalando gli
ultimi aneliti di vita con Alfano a far da becchino, il centro-sinistra si
aggrappa alla buona volontà di tanti piccoli eroi che cercano una nuova strada,
la destra sociale non esiste più, la sinistra critica ed antagonistica litiga
con la sinistra vendoliana, Grillo sta sfumando la portata innovatrice sulla
tavola imbandita del comune di Parma, dimostrando il peggio del peggio, Monti
imperversa a piacimento, il bipolarismo è finalmente morto e sepolto.
Il quadro é devastante e mai come
adesso è necessario un appello ai liberi e forti di sturziana memoria, a quegli
uomini di buona volontà, capaci e preparati davvero, pronti al sacrificio
istituzionale, per decenni tenuti ai margini della vita dello Stato poiché non funzionali
a disegni politici di casta criminali e criminogeni, i quali possono
rappresentare la vera speranza per questa Nazione.
Torniamo a sentire il popolo,
torniamo tra la gente per ascoltarla e farci dare un mandato forte, spazziamo
via tutto quanto in questo momento ci sta conducendo nel baratro.
Chiudiamo le sacrestie sacrileghe
dove si consumano ancora vecchi riti con vecchi e finti nuovi teatranti.
Riprendiamoci l’Italia e
facciamolo soprattutto per i nostri figli ai quali dovremo un giorno rendere
conto.
E riprendiamoci il Molise.
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