Ha perso perché ha tradito, ha perso per il salto della quaglia, ha perso perché tutti i voti erano di Ruta, ha perso perché è un fesso. Ha perso!
Anni di vita politica racchiusi in questo rincorrersi di sapienti giudizi, quasi degli aforismi di ellenica memoria.
Il de profundis politico del sottoscritto, in arte Ulisse Fabbricatore da Credulonia, viene scritto non a quattro mani ma a cento lingue, apprezzabilmente biforcute.
Ebbene si, ho finalmente perso, per il dispiacere di pochi e per la gioia di tanti che aspettavano con trepidazione che questo momento arrivasse ad allietare i propri orizzonti.
Con cinquantatre voti (preferisco scriverli a lettera così sembrano di più) dovrei solo tacere, questo tipo di sconfitte necessariamente dovrebbero imporre un rispettoso silenzio, ma io sempre salmone resto: vado sempre all’incontrario e parlo. Purtroppo.
Di Fabio in archivio, almeno lui non ha perso, Gino è il nuovo imperatore della città, con merito e con astuzia. Astuzia tutta democristiana, la qual cosa è un merito di cui vantarsi.
C’è chi ha lavorato strenuamente nell’ombra, sacrificando riposo e salute, arando e seminando nel campo della competizione elettorale, sapientemente fecondo. E c’è chi sta raccogliendo a piene mani frutti succosi da un albero non accessibile a tutti.
Scoppierà la bomba alimentare? Chi può dirlo.
Il credulone resta miseramente a guardare ma parla. Eccome!
Le somme le sto iniziando a tirare, l’analisi di ciò che è stato e che doveva essere è in atto e richiede approfondimenti continui; il peso della credibilità di tanti personaggi, che sono ancora e purtroppo primedonne dell’ambiente politico amministrativo, viene calibrato istante dopo istante.
Un dato emerge sconfortante: esporsi in prima persona, assumersi le responsabilità di ogni azione, fare battaglie in prima linea, sono atteggiamenti che in politica pagano pochissimo.
Un elemento realmente grottesco si evidenzia dal raffronto di ciò che si è fatto nella consigliatura precedente ed il risultato elettorale: chi meno ha fatto, chi meno ha partecipato, chi meno si è esposto, più consenso ha ottenuto. Ha vinto la premialità all’incontrario, il consenso parametrato alla temperatura di riscaldamento del banco di appartenenza.
Ci sono stati dei banchi freddi, ghiacciati dal continuo lavoro in aula e tra la gente, banchi che gridano a voce alta vendetta, vero Francesco Pilone?
Ma si amministra con il consenso, quello della gente, quello donatoci dai martiri che hanno dato vita alla nostra democrazia repubblicana.
Per questo motivo, in base a queste regole democratiche, con deferenza accetto il verdetto, ma sul mio comodino continua, immobile, a campeggiare fiera una copia de “Il Principe” di Nicolò Machiavelli, quell’uomo antico ma così tanto moderno che centinaia di anni fa teorizzò forse l’illuminazione più sfavillante della storia politica peninsulare: ognuno ha i governanti che merita.
Il salmone saluta ma non abbandona e se un giorno, dopo tante battaglie, gli resterà solo la lisca siate certi che la userà per graffiare ancora di più.
Con devoto rispetto.
Ninì Fabbricatore
23 giugno 2009
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