02 maggio 2009

Un caffè con..Ulisse "Ninì" Fabbricatore, candidato a Campobasso per l'MPA

di Caterina Sottile

Eletto nelle scorse elezioni comunali nel centro sinistra, con la Margherita, nel 2007 è entrato nel gruppo progetto per Campobasso. Il 28 Aprile 2008 ha ufficializzato l'adesione al Movimento per le Autonomie, con cui oggi è candidato. Un apparente trasformismo che invece la riporta all'ovile del centro moderato, cristiano, democratico. Ma la di là della condivisione ideale, si è discusso di programmi fra MPA e centro destra?

"La condivisione ideale è l'archetipo di ogni percorso politico e nella mia esperienza non è mai mancata la riflessione sul presupposto piuttosto che sull'azione da intraprendere. Detto questo, sgombrando la scena da dubbi e strumentalizzazioni che si sono susseguite in questi due anni e mezzo, il mio essere democratico cristiano fino al midollo mi ha sempre spinto alla ricerca del confronto mirato alla discussione su ciò che fosse utile porre in essere per dare una risposta ed una speranza in più a chi era destinatario delle decisioni della parte politica nella quale ero impegnato. Nell'MPA si è discusso e si discute sul programma da sottoporre al vaglio dell'elettorato, ponendo l'attenzione non sulla spettacolarità dello stesso ma sulla possibilità di realizzare pochi punti, nodali e strategici, che diano slancio verso il futuro e che puntellino situazioni che chiamare precarie sarebbe un eufemismo. Per essere più chiari: non interessa la città dei sapori, dei colori, del benessere e follie lessicali di tal guisa; a noi interessa la soluzione dei problemi dei servizi a domanda individuale, della sicurezza nelle scuole ed in tutte le infrastrutture di competenza comunale, del trasporto pubblico urbano che risponda alle esigenze di tutte le fasce della popolazione, della manutenzione ordinaria delle strade del centro e della periferia. Con la coalizione stiamo portando avanti questo tipo di discussione e in Luigi Di Bartolomeo abbiamo trovato un interlocutore attento a queste istanze.

L'Amministrazione Di Fabio è stata piuttosto travagliata. Era più debole il progetto politico in sé o Campobasso ha problemi oggettivi con cui sarà comunque difficile per chiunque misurarsi? Come consigliere di maggioranza, le è stato più difficile affrontare i temi o le persone?

"La città ha problemi endemici che si porta dietro da decenni. Il punto focale per far si che questi possano trovare una soluzione nel medio periodo è quello di prendere atto che essi esistono, senza imbiancare il sepolcro ormai in fase di sgretolamento. A nulla serve dire che tutto va bene e che basta un tocco di bacchetta magica per trovare una soluzione. L'errore fatto da Di Fabio è stato quello di non aver denunciato l'esistenza di una situazione finanziaria disastrosa, eredità lasciata da nove anni di governo Massa, che ha compromesso l'azione di governo nel suo complesso. Ciò non è stato denunciato, si sono creati malumori ed incomprensioni, si è materializzato un reale scollamento tra esecutivo e consiglio. Da parte mia è stato difficile affrontare chi era preposto a governare anche perché, a differenza di quanto detto negli ultimi giorni, i temi non sono stati affatto affrontati ovvero la giunta ha agito, nella quasi totalità delle deliberazioni, tenendo deliberatamente all'oscuro l'intero consiglio. Tempo fa ho detto sarcasticamente che nell'assise civica vi erano quaranta consiglieri di minoranza".

Per governare bene una Città capoluogo come Campobasso, risolvendo almeno alcuni dei suoi grandi problemi, basta la conoscenza diretta del territorio o serve una strategia politica ampia? E' davvero ancora tempo di intese trasversali per risolvere i problemi concreti o sono gli eccessi di trasversalismo che causano i guai peggiori?

"Ad un appartenente ad un movimento come l'MPA è facile rispondere che vi è la imprescindibile necessità di conoscere direttamente il territorio, le sue reali esigenze, le situazioni di criticità assoluta. Non siamo in parlamento a dettare le linee politiche nazionali, ma siamo rappresentanti di un popolo che vuole risolti i propri problemi. Per questo motivo personalmente rifuggo dai proclami roboanti e dalle promesse cariche di utopie ma luccicanti per ammaliare le menti di chi è in stato di difficoltà. In questi casi il trasversalismo, se utilizzato funzionalmente alla soluzione di un problema, se utilizzato come sintesi imprescindibile di istanze tanto diverse ma egualmente utili, è un valore positivo aggiunto, è quel qualcosa in più che un governo di un'autonomia locale può permettersi di utilizzare per finalità quotidiane. Se poi viene utilizzato per dare sfogo a logiche spartitorie e lottizzatrici non solo è deleterio, ma rappresenta una vera e propria forma di delinquenza politica".

Qualcuno dal centro sinistra ha definito la candidatura di Gino Di Bartolomeo, capofila del PDL, come "operazione malinconia". Lei è giovane, è nato nel '66 ma proviene da una formazione culturale "antica", moderata. Ama citare De Gasperi ma anche il giudice Giovanni Falcone con quella sua affermazione rimasta scolpita ormai: "Le idee camminano sulle gambe degli uomini." Falcone affermava quel concetto per altre ragioni ma è impropriamente divenuto una sorta di slogan del disimpegno ideologico, a favore della "politica del fare" contro il fardello dei partiti. Non le sembra che De Gasperi, Moro siano proprio l'antitesi di questo nuovismo degenerato in populismo prima ancora di nascere?

"Sono giovane ed idealista, rispettoso delle tradizioni e delle radici in cui affonda la mia esperienza di vita e quella politica. De Gasperi, Sturzo, Dossetti, Moro, Falcone, sono i padri della patria che il mondo ci invidia e nel solco del loro insegnamento sono cresciute tante generazioni di uomini di governo. La capacità di mettere in pratica ciò che hanno insegnato risiede nella disponibilità di ognuno di noi all'umiltà ed al sacrificio.Chi utilizza ciò come slogan non fa politica, non risponde ad un dovere civico, non testimonia un modo di vivere e pensare che non ha età perché universale. Fa solo i propri affari, utilizza la politica per far soldi e successo, crea la politica del fare solo per se. De Gasperi e Moro sono l'antitesi di questa degenerazione, sono il faro di una politica esercitata con spirito di servizio, rappresentano il paradigma del vero dibattito politico che nasceva all'interno di ogni sezione territoriale fino a concretizzarsi in un'unica e sola proposta programmatica che era il faro che ogni uomo impegnato nelle istituzioni seguiva convintamente. I partiti non esistono più, queste idee universali trovano adesso legittimazione nel senso di responsabilità dei singoli, eternizzate da tante esperienze diverse. Per questo motivo si sente la necessità di selezionare di nuovo una classe dirigente appassionata, preparata alla sfida della modernizzazione nel solco della tradizione storico politica europea. Questo sarà l'unico argine alla deriva populista e demagogica che imperversa nel panorama politico istituzionale. Sono grato a chi mi ha condotto lungo il percorso della gavetta politica, nel cammino dell'esperienza fatta all'interno della Democrazia Cristiana e del popolarismo. La vera politica del fare è quella che ottiene risultati dopo un duro lavoro e dopo riscontri oggettivi relativi all'effettivo miglioramento della qualità della vita e dei servizi offerti. Altrimenti esiste l'effimera politica del dire, che tanto male ha fatto alla città di Campobasso".

Campobasso ha bisogno di qualcuno che sia capace di decidere e di agire per piccoli passi, ma tutti in avanti. L'ultimo scandalo che ha travolto l'Amministrazione è stato quello dei canili. Se un consiglio comunale si congestiona sui cani, come riuscirà a risolvere i problemi degli umani? Lei su quel tema che idea ha?

"La verità purtroppo ha mille facce ed ognuno crede di esserne il depositario. Personalmente ritengo che il problema del randagismo sia figlio di una sottocultura che troppo spesso serpeggia nei piccoli centri. Chi programma lo fa ritenendo che sia un problema di basso cabotaggio, tale da non dover ricevere una attenzione troppo importante; chi cerca di risolverlo utilizza sistemi che nulla hanno a che fare con regole di civiltà e di buon comportamento; chi lo subisce grida allo scandalo in maniera troppo roboante rispetto a problematiche che avrebbero necessità di maggiore attenzione.Mi spiego meglio: il comune ha costruito un canile che è una vera e propria vergogna, strutturale e ricettiva, adatta non ad una città di 55.000 abitanti ma ad un piccolo paese; chi cerca di risolverlo, e mi riferisco anche e non solo alle associazioni di volontariato, dovrebbe emarginare senza indugio chi, e ce ne sono tanti, cerca di strumentalizzare questa problematica solo per un proprio tornaconto personale, alzando disgustosamente il vessillo dell'animalismo solo per gestire fondi pubblici attraverso malcelate connivenze; i cittadini, di fronte ad un problema che è reale e quotidiano, aizzati da chi fa scandalismo e allarmismo, eccede in manifestazioni di protesta sproporzionate e non utili alla soluzione del problema. Tutti contro tutti, ognuno a difendere i propri interessi. Risultato? I cani restano comunque in balia di un sistema che si avvita funestamente su se stesso. Quando vedrò che al tavolo della soluzione si siederanno persone che non hanno interessi ma che realmente hanno a cuore la soluzione di questo problema allora potrà accendersi in me una piccola speranza. Sono cresciuto insieme ad un meraviglioso setter inglese, per questo motivo parlo senza peli sulla lingua e non temo smentite. Comunque sono d'accordo con l'enunciato che chi non sa risolvere i problemi degli animali non è capace di risolvere quelli degli umani; per questo le regole della democrazia danno la possibilità di cambiare chi governa".

Se fosse Augusto Massa il candidato del centro sinistra e se riuscisse davvero a riunire attorno a sé tutte le forze della sua coalizione, compresa l'Italia dei Valori, sarebbe più preoccupato o più entusiasta di affrontare la campagna elettorale?

"Fondamentalmente mi preoccupa il disinteresse che la gente sta mostrando nei confronti della politica. La candidatura di Augusto Massa mi entusiasma nella misura in cui mi dà la possibilità di spiegare alla gente, in maniera oggettiva e senza alcuna strumentalizzazione, cosa ha rappresentato per Campobasso la sua sindacatura nei nove anni che vanno dal 1995 al 2004. Ma non ne farò il perno della mia campagna elettorale; piuttosto cercherò di capire cosa la gente ci chiede, promettendo di non promettere nulla.

Un punto del programma che vorrà realizzare, anzi, che si assume la responsabilità, di fronte ai cittadini, di realizzare davvero.

Come ho affermato prima, non prometterò nulla. I problemi sono davanti agli occhi di tutti, i problemi sono la quotidianità che questa città non riesce ad affrontare. L'unica responsabilità che mi sento di assumere è quella di non prendere in giro la gente, di non illuderla e di non deluderla, assicurando lavoro intenso e piena disponibilità ad ascoltare tutti, soprattutto chi ha il coraggio di criticare senza riserve mentali. Ci aspetta un duro lavoro di ricostruzione. Più lo si fa in silenzio e più lo si realizza in modo migliore. Buona campagna elettorale a tutti".

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